lunedì 25 febbraio 2008

Saluti da Domenico Zizzi

Salve a tutti!
Dal mese di marzo il sito www.domenicozizzi.it sarà arricchito con nuove iniziative. Vi terremo costantemente aggiornati sui lavori di ricerca che stanno procedendo in Puglia sulle bande musicali.

Dedicheremo una sezione "Interviste" a grandi personalità del mondo della musica.
Inoltre, per chi fosse interessato a rendere pubblica la creazione di nuovi brani musicali o incisioni diccografiche saremo ben lieti di pubblicarli on-line!
Ogni aiuto esterno sarà ben accetto!

Vi ringrazio anticipatamente per la collaborazione.
A presto!

giovedì 21 febbraio 2008

INTERVISTA A PATRICK SHERIDAN (Monterubbiano 2001)


Sei anni fa con Patrick Sheridan! L’incontro è avvenuto in un albergo di una piccola località marchigiana (Monterubbiano) mentre il musicista era impegnato nel preparare un concerto (in veste da solista) a coronamento di un master della durata di due giorni! Liricità e tecnicismo erano( e sono) le doti più rilevanti che ho apprezzato da questo funambolo della tuba! Un uomo che, oltre a saper dimostrare di possedere un’ alta padronanza del proprio strumento, rivela doti umane e intellettuali non indifferenti. Un musicista a tutto campo! 

 

D.Chi è Patrick Sheridan? 

R. Sono un’intrattenitore! Per me fare musica è raccontare una storia! Quello che mi piace, quando faccio musica, è che si crei un rapporto con il pubblico. 

D. Ciò giustifica la scelta di un repertorio che possa essere apprezzato da una larga fascia di pubblico? 

R. La ragione per la quale non interpreto tantissimo repertorio originale per tuba è dovuto al fatto che mi rendo conto,così facendo, di non esprimere alcuna emozione al pubblico che mi ascolta, non parlo con loro; non creo quel giusto rapporto di reciprocità. 

D. Questo tipo di repertorio è stato ideato fin da piccolo, cioè da quando suonava le prime trascrizioni? 

R. Ho studiato il repertorio originale per tuba a scuola e all’Università e mi ha aiutato molto per la tecnica e l’approccio allo strumento in quanto tale; avendo, quando suono, l’obbiettivo di creare una certa reazione da parte del pubblico, penso che quando mi esibisco lo spettatore reagisca positivamente all’ ascolto di brani come il Carnevale di Venezia rispetto all’ascolto di una Sonata di Hindemith! E’ pur vero che esistono, comunque, brani come il “Tuba Concerto” di Hellerby, che suonerò stasera, di facile ascolto: esso induce nell’ascoltatore una reazione positiva!

 D. Hai avuto il merito di apportare un nuovo ruolo alla Tuba in quanto strumento solistico: Hai intenzione di elevare questo ruolo al pari del violino, del pianoforte? 

R. Sono d’accordo con quello che tu dici ma non è la mia ottica! Io cerco nel pubblico una certa reazione; il mio scopo è quello di stimolare la sensibilità di chi mi ascolta! La Tuba ha molti limiti come strumento solista! Io non uso il mio strumento come se fosse la mia voce! Stasera, per esempio, l’acustica del teatro è ideale per la tuba perché non c’è eco, abbastanza secco; quindi è possibile affrontare brani virtuosistici! Invece nel teatro di stamattina, l’acustica era pessima, c’era troppo eco e non era ideale per affrontare un repertorio virtosistico! Il registro della Tuba è basso rispetto a quello che l’essere umano è abituato a sentire. Quando suono su di un registro acuto il comune spettatore non percepisce la difficoltà delle note acute poiché all’orecchio umano non risulta alto. Le persone comuni sono abituate ad ascoltare Pavarotti, Carreras ed io devo imitare quelle voci! 

D. Hai inciso già 2 cds e stai per realizzarne un terzo nel mese di settembre in collaborazione con la Dutch Army Band. In che modo la banda ha influenzato la tua attività da solista?

 R. La mia esperienza nella banda non ha influenzato la mia attività solistica mentre, quando sono stato solista nella banda presidenziale degli USA, ho eseguito molti concerti da solista che mi hanno consentito superare la paura del grande pubblico! 

D. Ad 11 anni suonavi già il tuo primo concerto solistico per tuba e banda (una trascrizione del concerto per Corno di Mozart)! Cosa rappresenta l’insegnamento nella tua lunga e frenetica attività solistica? 

R. Hmmm… in questo momento l’insegnamento mi è richiesto ma non lo faccio di mia spontanea volontà; non perché non voglio o non mi piace, ma semplicemente perché non mi ritengo pronto ad affrontare questa responsabilità. Insegnare è come suonare! E’ un compito particolarmente gravoso, complicato, che và affrontato per sé! Oggi suono, voglio suonare, mi piace suonare, so suonare anche se ovunque vado nel mondo tutti vogliono consigli da me! Io non mi sento pronto di tenere un corso permanente. 

D. Questo tuo rapporto con l’insegnamento può dipendere dal fatto che tra i tuoi insegnanti annoveri Arnold Jacobs?

 R. Si, certamente! Arnold Jacobs preferiva insegnare: era certamente il migliore professore che un musicista possa avere! Io voglio fare il musicista però ho dovuto, per necessità, diventare un buon insegnante! La logica è dunque diversa! 

D. Quali personalità hanno influenzato la tua vita artistica? (Sappiamo che tra i tuoi insegnanti annoveri oltre a Jacobs, Harvey Philips, Perantoni, Jim Self, tua madre stessa). 

R. Non c’è uno più di altro che mi ha influenzato! Io prendo la mia fonte d’ispirazione dalle persone. Da ciascuna di esse prendo il meglio. 

D. La scuola americana ha influenzato fortemente l’Italia. Pensi che sia la migliore? 

R. Io faccio delle differenze all’interno degli ottoni! Per me la migliore scuola di corno è quella viennese. Per la tromba, invece, penso che le sezioni delle orchestre americane come la Chicago o la New York siano fantastiche nell’affrontare il repertorio sinfonico tedesco, austriaco(Mahler, Bruckner) e alcuni compositori americani come Copland, Gershwin! Per il repertorio barocco e solistico penso che Parigi sia il top! Quello che non mi piace della scuola americana è che tutto è grosso, forte, largo. Tutto viene affrontato così! E’ difficile rispondere su questo paragone. Le differenze legate alla cultura sono un fattore d’ arricchimento. L’opera voglio sentirla solo a Milano; il repertorio viennese a Vienna, il flamenco in Spagna! Mi ritengo fortunato di girare il mondo e di conoscere tante diverse culture. Ciò che a Chicago non avrei potuto fare! 

D. Cosa consiglia ai giovani che si avvicinano allo strumento o che non hanno raggiunto un buon livello professionale? 

R. La cosa più importante secondo me, è rimanere aperto a tutte le esperienze! Diventare il migliore, secondo me, è apprezzare e apprendere dalla diversità, non lasciarsi prendere dalle comodità che ci circondano. Questo in tutti i campi! Quando vuoi entrare in un’ orchestra negli USA, come Boston, ti trovi a competere con altri 500 tubisti! Chi adesso suona in un primo anno di un corso universitario è al pari di un tubista entrato 30 anni fà in orchestra! Quando c’è qualcuno che viene da me e mi chiede di voler suonare nella mia stessa maniera, io gli rispondo che dai 13 anni studiavo già 4-5 ore al giorno e da i 18 ai 21 studiavo sette 7-8 ore al giorno con un giorno al mese di riposo! Tutti i tubisti come me, e come quelli che ho citato prima, hanno avuto lo stesso percorso. Non bisogna pensare che avendo un posto di lavoro tutto sia finito, bisogna sempre andare avanti! Se vuoi rendere il massimo non devi fermarti! Devi amare moltissimo ciò che fai perché è un impegno di tempo enorme ed assoluto! La tua ricompensa sarà una pura questione di soddisfazione, non economica! Devi amare quello che fai in modo da essere ripagato!