sabato 12 luglio 2008
lunedì 16 giugno 2008
Conferenza programmatica regionale sulle Bande musicali in Puglia
- h.16.00 incontro con i rappresentanti delle Bande Pugliesi per discutere sull'organizzazione di una Federazione Regionale delle Bande
- h19.00 incontro con i politici locali per discutere su di una proposta di legge e sul futuro delle bande nella nostra regione
giovedì 12 giugno 2008
lunedì 12 maggio 2008
Segnalazione di un nuovo sito sulle bande musicali
sabato 10 maggio 2008
Master di formazione musicale per i ruoli professionali nell’orchestra di fiati presso il Conservatorio di Vibo Valentia
sabato 19 aprile 2008
venerdì 18 aprile 2008
Appunti di un Master
venerdì 28 marzo 2008
Master di Tuba ed Eufonio
L'Istituto Musicale Pareggiato P.I. Tchaikovsky organizza il 10 Aprile 2008 un Master di Bassotuba ed Eufonio (e Flicorno baritono), tenuta dal M° Domenico Zizzi, docente di Bassotuba presso lo stesso Istituto Musicale.
Il Masterclass si terrà presso l'Istituto Musicale P.I. Tchaikovsky, in via Cesare Pavese 1 - San Mango D'Aquino (CZ)
La partecipazione è aperta a tutti coloro che fossero interessati ad approfondire gli aspetti tecnici ed interpretativi degli ottoni (in particolare Bassotuba, Eufonio e Flicorno Baritono)
Il master è gratuito
A conclusione del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza per tutti i partecipanti che avranno frequentato regolarmente.
L'Istituto Musicale Pareggiato P.I. Tchaikovsky non si assume alcuna responsabilità per eventuali danni a persone o cose di qualsiasi natura che dovessero verificarsi durante e fuori lo svolgimento della Master Class. I partecipanti si assumono tutte le responsabilità per eventuali danni che dovessero arrecare all'Istituto;
La domanda di partecipazione al Master dovrà essere redatta in carta semplice ed inoltrata al numero di fax 0968926839 entro e non oltre giorno 8 Aprile 2008
E' possibile iscriversi contattando direttamente il docente al numero 3474271570.
Per maggiori informazioni e scheda di iscrizione cliccate sul link:
Aiutiamo le Bande italiane
Approfitto dell'articolo riportato di seguito, tratto dal Corriere della Sera in data 27 Marzo 2008 a cura di Valerio Cappelli, per appoggiare l'appello del M° Riccardo Muti
IL CASO: IL MAESTRO DIRIGERÀ UN GRUPPO DI GIOVANI MUSICISTI CALABRESI PER LANCIARE L'ALLARME
Riccardo Muti: «Salviamo le bande»
«Tremila complessi sono in crisi e senza soldi Questo è un vero delitto culturale»
ROMA — È la banda il Panda della musica, l'«animale culturale» a rischio estinzione. Le storiche bande di paese, abbandonate dallo Stato, sono allo sbando e potrebbero chiudere. «Chiamiamo le cose come sono: è un delitto culturale», tuona Riccardo Muti. Il 14 giugno, per la prima volta nella sua carriera, al Ravenna Festival dirigerà una banda. Può sembrare una provocazione culturale, in realtà è un modo per richiamare l'attenzione su una realtà liquidata frettolosamente come un genere fuori moda. «Il mio vuole essere un omaggio alla crisi di tutte le bande d'Italia». Con lui risuoneranno gli squilli della banda di Delianuova, 80 ragazzi che suonano nella terra della 'ndrangheta, in provincia di Reggio Calabria; è il piccolo miracolo dell'Aspromonte, dove la musica non arriva. «Le bande rappresentano, per tante città del nostro paese, l'unica occasione di ascoltar musica, spesso gratuitamente». Muti aprirà e chiuderà il concerto, con le Sinfonie di Nabucco e Norma, «per sottolineare a chi di dovere l'importanza assoluta delle bande musicali». Per l'Unità, che alla crisi delle bande ha dedicato un'inchiesta, «chi di dovere » sono le Regioni che hanno il compito di reperire fondi con programmi triennali di intervento.
«DIPENDONO DALL'ASSESSORE DI TURNO» - Ma le 3 mila bande italiane dipendono dalla sensibilità dell'assessore di turno. Servono soldi per l'acquisto degli strumenti, gli spostamenti, i locali per le prove, i corsi di formazione. «Non devono essere istituti assistenziali, chi è responsabile non può alzare le spalle con un vago sorriso ma ha l'obbligo di mantenere in vita queste compagini, dobbiamo dare uno stipendio a chi porta diletto e cultura in posti dove raggiungere un teatro è impossibile». Muti ha già ascoltato i ragazzi dell'Aspromonte quando andò con la sua Orchestra Cherubini a Reggio Calabria: «È un gruppo meraviglioso di strumenti a fiato con una disciplina artistica e umana straordinaria; hanno un portamento che sembrano usciti dai collegi più prestigiosi di Oxford; hanno passione e amore». Si ferma: «Hanno digni-tà». Il maestro ha passato la Pasqua a Molfetta, la sua città, dove ha seguito «le processioni del Sud, quelle dei Misteri, una tradizione centenaria sempre seguita dalle bande. Ho conosciuto fior di strumentisti, che venivano dalle bande ». Muti vuole sciogliere il nodo del disinteresse, il luogo comune delle marcette militari e delle fanfare: «Banda non è sinonimo di qualità inferiore, né di strumenti popolari e di bocca buona con cui ci si può arrangiare. Al contrario, sono strumenti nobili, pensate a Verdi quanto deve alle bande che ascoltava da ragazzo, e che lui usa per annunciare l'arrivo del re Duncano nel Macbeth». E in epoca moderna Stravinskij e Hindemith. «E prima ancora Bellini, Berlioz, Spontini che nel second'atto dell'Agnese di Hohenstaufen usa una banda enorme che fa la funzione dell'organo ed è uno dei momenti sublimi di quell'opera». Ha passato tante serate a sentire le bande, a Lanciano, a Francavilla, a Besana Brianza dove l'hanno fatto cittadino onorario: «Usano strumenti che non ci sono nelle orchestre, le oficleidi, i flicorni, i bombardini, la famiglia dei sassofoni, l'eufonio che sembra un bel nome antico ed è un corno tenore». Il grande impulso nel repertorio bandistico avvenne durante la Rivoluzione francese, si trattava di riempire la vita associata con nuovi rituali, odi e inni, non solo quelli chiesastici. «All'estero i paesi civili hanno bande meravigliose. I nostri ragazzi delle bande hanno studiato nei conservatori, non dal padre che ha il negozio da barbiere».
Mostra fotografica di Ciro Quaranta
C’era una volta la classe operaia, e tutto sembrava più semplice.
Più semplice da capire, perché la “classe”, con le sue presunte caratteristiche di omogeneità, con un suo ben preciso ruolo (soprattutto nell’immaginario della sinistra), semplificava il quadro delle possibili scelte e delle conseguenti prospettive: pro o contro la classe, rivoluzione versus conservazione.
L’immagine fotografica di questa non remota fase storica (come ci ricorda il mio amico Andrea Ranieri) era la fotografia di un corteo o di una piazza colma di operai che manifestano, in cui l’elemento centrale è il gruppo (la classe) piuttosto che i singoli individui. Anche con Ciro Quaranta, per tanti anni operaio egli stesso, l’operaio, l’artigiano, l’agricoltore, il pastore, il suonatore, il pescatore non sono più l’espressione di una classe e diventano persone, cioè uomini dotati di un’identità singola e personale, e quindi con una storia: la loro storia personale, la storia del contesto in cui si muovono e del tempo che vivono.
Viene voglia di interrogare e conoscere quelle persone inquadrate, anche quando non si riesce a coglierne i lineamenti.
Perché quelle persone nelle foto non sono l’appendice di un paesaggio o di una macchina, ma sempre e comunque l’elemento centrale.
Questa è l’importante occasione che Ciro Quaranta ci offre: riflettere sulle storie che le persone sono e raccontano attraverso i propri volti e la propria opera.
E sono storie ricchissime di umanità, di saperi e di abilità ad esistere. Storie antiche di millenni, come quelle degli artigiani o degli agricoltori o dei pescatori.
Storie, in altri casi, di moderne eccellenze, ovvero le storie di chi crea la straordinaria ceramica di Grottaglie, o di chi ha costruito le grandi opere metalmeccaniche della Belleli, o gli impianti eolici della Vestas, sino alle storie di chi è immerso in quelle meraviglie (di tecnologia e di relazioni) di cui è fatta l’Alenia.
Il passaggio dalla classe alla persona che Ciro Quaranta ci aiuta a fare, ci impegna intimamente su altri fronti terribilmente attuali, che ci mostrano l’altra faccia del lavoro: quella degli incidenti mortali che si ripetono in modo allucinante, quella dei rischi per la salute, quella delle retribuzioni ridicole e dei diritti calpestati della gente che lavora e lavora bene.
E ci impegna tanto più quanto le persone qui rappresentate esprimono in tante immagini forza, sicurezza, serenità. Forse perché sappiamo quanto importante e vitale sia il lavoro per la persona.
“Non so cosa sia la felicità, ma fare un lavoro che ti piace, e farlo bene, è la cosa che più si avvicina” fa dire Primo Levi all’orgoglioso operaio Faussone, protagonista del suo romanzo “La chiave a stella”. Chiunque abbia fatto bene il suo lavoro sa quanto questo sia vero.
Con questo volume il progetto ARSMAC (Arsenale Mediterraneo delle Arti Contemporanee) della Provincia testimonia in modo diretto ed esplicito il suo valore attuale, sociale e culturale, e di questo ne siamo felici.
Grazie a Ciro Quaranta per il regalo delle sue immagini. Grazie a Nicola Aurilio, Amministratore Delegato di Alenia Composite, persona che incarna in altro ruolo la stessa passione e lo stesso orgoglio di Faussone e alla cui sensibilità dobbiamo la realizzazione di questo progetto.
giovedì 27 marzo 2008
Mostra di strumenti musicali a Grottaglie (TA) dal 9 Marzo al 25 maggio
Nell’allestire lo spazio espositivo, gli strumenti musicali, oltre un centinaio, sono stati suddivisi secondo un criterio funzionale, ossia per luoghi e situazioni tradizionalmente legati al loro utilizzo: le sette sale di Palazzo De Felice sono state così dedicate alla musica da banda, liturgica e rituale, militare, del lavoro, per bambini, meccanica e agli strumenti popolari italiani.
9 marzo/25 maggio
La mostra è aperta tutti i giorni dalle 09.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00. Ingresso libero.
Per maggiori informazioni
collezionespada@gmail.com www.musicafdt.altervista.org
info@museogrottaglie.it www.comune.grottaglie.ta.it
Sportello Informativo Turistico 800.54.53.33
Pro Loco – Palazzo De Felice 099.562261
mercoledì 26 marzo 2008
Nuova composizione per Tuba del M° Eros Sabbatani
Inventata nel 1835 in Germania, la Tuba è uno strumento che non ha alle spalle un grande repertorio solistico. Molti sono stati i musicisti che, in questi anni, si sono misurati nella composizione di opere in stile barocco (Thomas e John Stevens).
Alla stregua di tali strumentisti, Eros Sabbatani presenta a tutti noi il suo ultimo lavoro dedito al proprio strumento.
La “Follia” (in portoghese folia equivale a “idea fissa”) è l’elemento che caratterizza l’opera. Rifacendosi all’elemento più squisitamente virtuoso che caratterizza le raccolte violinistiche dei grandi compositori del “700, il nostro insegnante di Tuba ha saputo fondere e sintetizzare con maestria il vecchio con il nuovo. Il tutto con l’aiuto del M° Alfredo Cornacchia (organista pugliese) cha ha saputo pregevolmente fondere il suono dei due strumenti “in una fantastica combinazione strumentale” (Sergio Carolino)
Quale è il motivo per il quale è stato composto questo brano?
Come Sabbatani stesso ci ha raccontato: “Durante i miei concerti con l’organo, avevo difficoltà nell’individuare un brano che potesse soddisfare e valorizzare le caratteristiche del mio strumento!
Non ci sono molte opere che possono fondere il suono caldo della Tuba con quello possente dell’organo”. Un’opera che come lui stesso ha scritto caratterizzata da “Un graduale stringendo verso il gran finale, creando un effetto a cascata!”
Rifacendosi alla XII Sonata in re minore per violino e basso continuo op. 5 di F. Corelli il “Tuba Follia” presenta un carattere severo e grave in tempo ternario e diviso in due parti di quattro battute ciascuna caratterizzata da un basso ripetuto e anch’esso variato.
Ogni variazione si preoccupa non solo di evidenziare il potenziale tematico ma di esaltare un particolare tecnico della scrittura strumentale, per cui la pagina si configura come una raccolta di virtuosismo strumentale barocco!
All’interno di queste variazioni l’opera presenta delle parti “meno mosse” in cui il virtuosismo cede il passo alla liricità della tuba e della voce; il tutto cadenzato dalla presenza costante, ma non invadente, dell’organo. Si, la voce!
Un’altra, ma non meno importante caratteristica del brano, è quella di evidenziare proprio tutte le potenzialità dello strumento grave e della voce umana (anche da parte dell’organista).
“Accordi dissonanti, clusters, suoni multifonici, staccato doppio e triplo, si fondono abilmente con virtuosismi affidati in passato a strumenti come il Violino, il Flauto ed il Violoncello”.
L’opera del M° Sabbatani è proposta nella duplice versione per organo e pianoforte: tale peculiarità consente una più accessibile esecuzione per tutti i tubisti che non possono esibirsi con un organo!
Un brano, insomma, che per utilizzare le parole di un grande virtuoso della Tuba come Oystein Baadsvik “Sarei deliziato nel suonarlo”.
L'opera "Tuba Follia" è distribuita dalla casa editrice "Esarmonia", ed è possibile acquistarla sul sito www.esarmonia.it
lunedì 25 febbraio 2008
Saluti da Domenico Zizzi
Dal mese di marzo il sito www.domenicozizzi.it sarà arricchito con nuove iniziative. Vi terremo costantemente aggiornati sui lavori di ricerca che stanno procedendo in Puglia sulle bande musicali.
Dedicheremo una sezione "Interviste" a grandi personalità del mondo della musica.
Inoltre, per chi fosse interessato a rendere pubblica la creazione di nuovi brani musicali o incisioni diccografiche saremo ben lieti di pubblicarli on-line!
Ogni aiuto esterno sarà ben accetto!
Vi ringrazio anticipatamente per la collaborazione.
A presto!
giovedì 21 febbraio 2008
INTERVISTA A PATRICK SHERIDAN (Monterubbiano 2001)
Sei anni fa con Patrick Sheridan! L’incontro è avvenuto in un albergo di una piccola località marchigiana (Monterubbiano) mentre il musicista era impegnato nel preparare un concerto (in veste da solista) a coronamento di un master della durata di due giorni! Liricità e tecnicismo erano( e sono) le doti più rilevanti che ho apprezzato da questo funambolo della tuba! Un uomo che, oltre a saper dimostrare di possedere un’ alta padronanza del proprio strumento, rivela doti umane e intellettuali non indifferenti. Un musicista a tutto campo!
D.Chi è Patrick Sheridan?
R. Sono un’intrattenitore! Per me fare musica è raccontare una storia! Quello che mi piace, quando faccio musica, è che si crei un rapporto con il pubblico.
D. Ciò giustifica la scelta di un repertorio che possa essere apprezzato da una larga fascia di pubblico?
R. La ragione per la quale non interpreto tantissimo repertorio originale per tuba è dovuto al fatto che mi rendo conto,così facendo, di non esprimere alcuna emozione al pubblico che mi ascolta, non parlo con loro; non creo quel giusto rapporto di reciprocità.
D. Questo tipo di repertorio è stato ideato fin da piccolo, cioè da quando suonava le prime trascrizioni?
R. Ho studiato il repertorio originale per tuba a scuola e all’Università e mi ha aiutato molto per la tecnica e l’approccio allo strumento in quanto tale; avendo, quando suono, l’obbiettivo di creare una certa reazione da parte del pubblico, penso che quando mi esibisco lo spettatore reagisca positivamente all’ ascolto di brani come il Carnevale di Venezia rispetto all’ascolto di una Sonata di Hindemith! E’ pur vero che esistono, comunque, brani come il “Tuba Concerto” di Hellerby, che suonerò stasera, di facile ascolto: esso induce nell’ascoltatore una reazione positiva!
D. Hai avuto il merito di apportare un nuovo ruolo alla Tuba in quanto strumento solistico: Hai intenzione di elevare questo ruolo al pari del violino, del pianoforte?
R. Sono d’accordo con quello che tu dici ma non è la mia ottica! Io cerco nel pubblico una certa reazione; il mio scopo è quello di stimolare la sensibilità di chi mi ascolta! La Tuba ha molti limiti come strumento solista! Io non uso il mio strumento come se fosse la mia voce! Stasera, per esempio, l’acustica del teatro è ideale per la tuba perché non c’è eco, abbastanza secco; quindi è possibile affrontare brani virtuosistici! Invece nel teatro di stamattina, l’acustica era pessima, c’era troppo eco e non era ideale per affrontare un repertorio virtosistico! Il registro della Tuba è basso rispetto a quello che l’essere umano è abituato a sentire. Quando suono su di un registro acuto il comune spettatore non percepisce la difficoltà delle note acute poiché all’orecchio umano non risulta alto. Le persone comuni sono abituate ad ascoltare Pavarotti, Carreras ed io devo imitare quelle voci!
D. Hai inciso già 2 cds e stai per realizzarne un terzo nel mese di settembre in collaborazione con la Dutch Army Band. In che modo la banda ha influenzato la tua attività da solista?
R. La mia esperienza nella banda non ha influenzato la mia attività solistica mentre, quando sono stato solista nella banda presidenziale degli USA, ho eseguito molti concerti da solista che mi hanno consentito superare la paura del grande pubblico!
D. Ad 11 anni suonavi già il tuo primo concerto solistico per tuba e banda (una trascrizione del concerto per Corno di Mozart)! Cosa rappresenta l’insegnamento nella tua lunga e frenetica attività solistica?
R. Hmmm… in questo momento l’insegnamento mi è richiesto ma non lo faccio di mia spontanea volontà; non perché non voglio o non mi piace, ma semplicemente perché non mi ritengo pronto ad affrontare questa responsabilità. Insegnare è come suonare! E’ un compito particolarmente gravoso, complicato, che và affrontato per sé! Oggi suono, voglio suonare, mi piace suonare, so suonare anche se ovunque vado nel mondo tutti vogliono consigli da me! Io non mi sento pronto di tenere un corso permanente.
D. Questo tuo rapporto con l’insegnamento può dipendere dal fatto che tra i tuoi insegnanti annoveri Arnold Jacobs?
R. Si, certamente! Arnold Jacobs preferiva insegnare: era certamente il migliore professore che un musicista possa avere! Io voglio fare il musicista però ho dovuto, per necessità, diventare un buon insegnante! La logica è dunque diversa!
D. Quali personalità hanno influenzato la tua vita artistica? (Sappiamo che tra i tuoi insegnanti annoveri oltre a Jacobs, Harvey Philips, Perantoni, Jim Self, tua madre stessa).
R. Non c’è uno più di altro che mi ha influenzato! Io prendo la mia fonte d’ispirazione dalle persone. Da ciascuna di esse prendo il meglio.
D. La scuola americana ha influenzato fortemente l’Italia. Pensi che sia la migliore?
R. Io faccio delle differenze all’interno degli ottoni! Per me la migliore scuola di corno è quella viennese. Per la tromba, invece, penso che le sezioni delle orchestre americane come la Chicago o la New York siano fantastiche nell’affrontare il repertorio sinfonico tedesco, austriaco(Mahler, Bruckner) e alcuni compositori americani come Copland, Gershwin! Per il repertorio barocco e solistico penso che Parigi sia il top! Quello che non mi piace della scuola americana è che tutto è grosso, forte, largo. Tutto viene affrontato così! E’ difficile rispondere su questo paragone. Le differenze legate alla cultura sono un fattore d’ arricchimento. L’opera voglio sentirla solo a Milano; il repertorio viennese a Vienna, il flamenco in Spagna! Mi ritengo fortunato di girare il mondo e di conoscere tante diverse culture. Ciò che a Chicago non avrei potuto fare!
D. Cosa consiglia ai giovani che si avvicinano allo strumento o che non hanno raggiunto un buon livello professionale?
R. La cosa più importante secondo me, è rimanere aperto a tutte le esperienze! Diventare il migliore, secondo me, è apprezzare e apprendere dalla diversità, non lasciarsi prendere dalle comodità che ci circondano. Questo in tutti i campi! Quando vuoi entrare in un’ orchestra negli USA, come Boston, ti trovi a competere con altri 500 tubisti! Chi adesso suona in un primo anno di un corso universitario è al pari di un tubista entrato 30 anni fà in orchestra! Quando c’è qualcuno che viene da me e mi chiede di voler suonare nella mia stessa maniera, io gli rispondo che dai 13 anni studiavo già 4-5 ore al giorno e da i 18 ai 21 studiavo sette 7-8 ore al giorno con un giorno al mese di riposo! Tutti i tubisti come me, e come quelli che ho citato prima, hanno avuto lo stesso percorso. Non bisogna pensare che avendo un posto di lavoro tutto sia finito, bisogna sempre andare avanti! Se vuoi rendere il massimo non devi fermarti! Devi amare moltissimo ciò che fai perché è un impegno di tempo enorme ed assoluto! La tua ricompensa sarà una pura questione di soddisfazione, non economica! Devi amare quello che fai in modo da essere ripagato!