venerdì 28 marzo 2008

Master di Tuba ed Eufonio

L'Istituto Musicale Pareggiato P.I. Tchaikovsky organizza il 10 Aprile 2008 un Master di Bassotuba ed Eufonio (e Flicorno baritono), tenuta dal M° Domenico Zizzi, docente di Bassotuba presso lo stesso Istituto Musicale.

 Il Masterclass si terrà presso l'Istituto Musicale P.I. Tchaikovsky, in via Cesare Pavese 1 - San Mango D'Aquino (CZ)

La partecipazione è aperta a tutti coloro che fossero interessati ad approfondire gli aspetti tecnici ed interpretativi degli ottoni (in particolare Bassotuba, Eufonio e Flicorno Baritono)

Il master è gratuito

A conclusione del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza per tutti i partecipanti che avranno frequentato regolarmente.

L'Istituto Musicale Pareggiato P.I. Tchaikovsky non si assume alcuna responsabilità per eventuali danni a persone o cose di qualsiasi natura che dovessero verificarsi durante e fuori lo svolgimento della Master Class. I partecipanti si assumono tutte le responsabilità per eventuali danni che dovessero arrecare all'Istituto;

La domanda di partecipazione al Master dovrà essere redatta in carta semplice ed inoltrata al numero di fax 0968926839 entro e non oltre giorno 8 Aprile 2008 

E' possibile iscriversi contattando direttamente il docente al numero 3474271570.

Per maggiori informazioni e scheda di iscrizione  cliccate sul link:

http://www.tchaikovsky.it/masterbassotuba.html

Aiutiamo le Bande italiane

Approfitto dell'articolo riportato di seguito, tratto dal Corriere della Sera in data 27 Marzo 2008 a cura di Valerio Cappelli, per appoggiare l'appello del M° Riccardo Muti


IL CASO: IL MAESTRO DIRIGERÀ UN GRUPPO DI GIOVANI MUSICISTI CALABRESI PER LANCIARE L'ALLARME

Riccardo Muti: «Salviamo le bande»

«Tremila complessi sono in crisi e senza soldi Questo è un vero delitto culturale»

ROMA — È la banda il Panda della musica, l'«animale culturale» a rischio estinzione. Le storiche bande di paese, abbandonate dallo Stato, sono allo sbando e potrebbero chiudere. «Chiamiamo le cose come sono: è un delitto culturale», tuona Riccardo Muti. Il 14 giugno, per la prima volta nella sua carriera, al Ravenna Festival dirigerà una banda. Può sembrare una provocazione culturale, in realtà è un modo per richiamare l'attenzione su una realtà liquidata frettolosamente come un genere fuori moda. «Il mio vuole essere un omaggio alla crisi di tutte le bande d'Italia». Con lui risuoneranno gli squilli della banda di Delianuova, 80 ragazzi che suonano nella terra della 'ndrangheta, in provincia di Reggio Calabria; è il piccolo miracolo dell'Aspromonte, dove la musica non arriva. «Le bande rappresentano, per tante città del nostro paese, l'unica occasione di ascoltar musica, spesso gratuitamente». Muti aprirà e chiuderà il concerto, con le Sinfonie di Nabucco e Norma, «per sottolineare a chi di dovere l'importanza assoluta delle bande musicali». Per l'Unità, che alla crisi delle bande ha dedicato un'inchiesta, «chi di dovere » sono le Regioni che hanno il compito di reperire fondi con programmi triennali di intervento.

«DIPENDONO DALL'ASSESSORE DI TURNO» - Ma le 3 mila bande italiane dipendono dalla sensibilità dell'assessore di turno. Servono soldi per l'acquisto degli strumenti, gli spostamenti, i locali per le prove, i corsi di formazione. «Non devono essere istituti assistenziali, chi è responsabile non può alzare le spalle con un vago sorriso ma ha l'obbligo di mantenere in vita queste compagini, dobbiamo dare uno stipendio a chi porta diletto e cultura in posti dove raggiungere un teatro è impossibile». Muti ha già ascoltato i ragazzi dell'Aspromonte quando andò con la sua Orchestra Cherubini a Reggio Calabria: «È un gruppo meraviglioso di strumenti a fiato con una disciplina artistica e umana straordinaria; hanno un portamento che sembrano usciti dai collegi più prestigiosi di Oxford; hanno passione e amore». Si ferma: «Hanno digni-tà». Il maestro ha passato la Pasqua a Molfetta, la sua città, dove ha seguito «le processioni del Sud, quelle dei Misteri, una tradizione centenaria sempre seguita dalle bande. Ho conosciuto fior di strumentisti, che venivano dalle bande ». Muti vuole sciogliere il nodo del disinteresse, il luogo comune delle marcette militari e delle fanfare: «Banda non è sinonimo di qualità inferiore, né di strumenti popolari e di bocca buona con cui ci si può arrangiare. Al contrario, sono strumenti nobili, pensate a Verdi quanto deve alle bande che ascoltava da ragazzo, e che lui usa per annunciare l'arrivo del re Duncano nel Macbeth». E in epoca moderna Stravinskij e Hindemith. «E prima ancora Bellini, Berlioz, Spontini che nel second'atto dell'Agnese di Hohenstaufen usa una banda enorme che fa la funzione dell'organo ed è uno dei momenti sublimi di quell'opera». Ha passato tante serate a sentire le bande, a Lanciano, a Francavilla, a Besana Brianza dove l'hanno fatto cittadino onorario: «Usano strumenti che non ci sono nelle orchestre, le oficleidi, i flicorni, i bombardini, la famiglia dei sassofoni, l'eufonio che sembra un bel nome antico ed è un corno tenore». Il grande impulso nel repertorio bandistico avvenne durante la Rivoluzione francese, si trattava di riempire la vita associata con nuovi rituali, odi e inni, non solo quelli chiesastici. «All'estero i paesi civili hanno bande meravigliose. I nostri ragazzi delle bande hanno studiato nei conservatori, non dal padre che ha il negozio da barbiere».

«TOTO' DIRETTORE MANCATO» - Maestro, ricorda Totò a colori, quando dirige la banda come un pupo siciliano? «Un grande attore, un poeta, l'autore di Malafemmena. In quel film fa un gesto musicale in forma di gioco, ma ogni gesto è di una tale precisione che non è solo a ridosso della musica, evoca il suono che sta per produrre. Se Totò avesse fatto il direttore d'orchestra, sarebbe stato uno dei più grandi del secolo. Sarebbe bene mostrare alle classi di direzione d'orchestra Totò che dirige la banda, non solo quando fa il tric trac e i mortaretti ma nei pizzicati, nei legati, negli staccati, per capire che una certa mimica è in diretto contatto con la musica».
La missione possibile di Muti a Ravenna: ridare nobiltà al repertorio bandistico.

Mostra fotografica di Ciro Quaranta

Persone

C’era una volta la classe operaia, e tutto sembrava più semplice.

Più semplice da capire, perché la “classe”, con le sue presunte caratteristiche di omogeneità, con un suo ben preciso ruolo (soprattutto nell’immaginario della sinistra), semplificava il quadro delle possibili scelte e delle conseguenti prospettive: pro o contro la classe, rivoluzione versus conservazione.

L’immagine fotografica di questa non remota fase storica (come ci ricorda il mio amico Andrea Ranieri) era la fotografia di un corteo o di una piazza colma di operai che manifestano, in cui l’elemento centrale è il gruppo (la classe) piuttosto che i singoli individui. Anche con Ciro Quaranta, per tanti anni operaio egli stesso, l’operaio, l’artigiano, l’agricoltore, il pastore, il suonatore, il pescatore non sono più l’espressione di una classe e diventano persone, cioè uomini dotati di un’identità singola e personale, e quindi con una storia: la loro storia personale, la storia del contesto in cui si muovono e del tempo che vivono.

Viene voglia di interrogare e conoscere quelle persone inquadrate, anche quando non si riesce a coglierne i lineamenti.

Perché quelle persone nelle foto non sono l’appendice di un paesaggio o di una macchina, ma sempre e comunque l’elemento centrale.

Questa è l’importante occasione che Ciro Quaranta ci offre: riflettere sulle storie che le persone sono e raccontano attraverso i propri volti e la propria opera.

E sono storie ricchissime di umanità, di saperi e di abilità ad esistere. Storie antiche di millenni, come quelle degli artigiani o degli agricoltori o dei pescatori.

Storie, in altri casi, di moderne eccellenze, ovvero le storie di chi crea la straordinaria ceramica di Grottaglie, o di chi ha costruito le grandi opere metalmeccaniche della Belleli, o gli impianti eolici della Vestas, sino alle storie di chi è immerso in quelle meraviglie (di tecnologia e di relazioni) di cui è fatta l’Alenia.

Il passaggio dalla classe alla persona che Ciro Quaranta ci aiuta a fare, ci impegna intimamente su altri fronti terribilmente attuali, che ci mostrano l’altra faccia del lavoro: quella degli incidenti mortali che si ripetono in modo allucinante, quella dei rischi per la salute, quella delle retribuzioni ridicole e dei diritti calpestati della gente che lavora e lavora bene.

E ci impegna tanto più quanto le persone qui rappresentate esprimono in tante immagini forza, sicurezza, serenità. Forse perché sappiamo quanto importante e vitale sia il lavoro per la persona.

“Non so cosa sia la felicità, ma fare un lavoro che ti piace, e farlo bene, è la cosa che più si avvicina” fa dire Primo Levi all’orgoglioso operaio Faussone, protagonista del suo romanzo “La chiave a stella”. Chiunque abbia fatto bene il suo lavoro sa quanto questo sia vero.

Con questo volume il progetto ARSMAC (Arsenale Mediterraneo delle Arti Contemporanee) della Provincia testimonia in modo diretto ed esplicito il suo valore attuale, sociale e culturale, e di questo ne siamo felici.

Grazie a Ciro Quaranta per il regalo delle sue immagini. Grazie a Nicola Aurilio, Amministratore Delegato di Alenia Composite, persona che incarna in altro ruolo la stessa passione e lo stesso orgoglio di Faussone e alla cui sensibilità dobbiamo la realizzazione di questo progetto.

giovedì 27 marzo 2008

Mostra di strumenti musicali a Grottaglie (TA) dal 9 Marzo al 25 maggio

Musica fuori dai teatri
Selezione di strumenti musicali popolari e da strada dalla Collezione Spada




Rifiutare la convinzione che l’interesse per gli strumenti musicali sia appannaggio di pochi, restituire la musica popolare al suo naturale contesto pubblico: queste i principi ispiratori della mostra “Musica fuori dai teatri. Selezione di strumenti musicali popolari e da strada dalla Collezione Spada”.
Nell’allestire lo spazio espositivo, gli strumenti musicali, oltre un centinaio, sono stati suddivisi secondo un criterio funzionale, ossia per luoghi e situazioni tradizionalmente legati al loro utilizzo: le sette sale di Palazzo De Felice sono state così dedicate alla musica da banda, liturgica e rituale, militare, del lavoro, per bambini, meccanica e agli strumenti popolari italiani.


Peculiarità della mostra è il superamento dei tradizionali criteri museografici, in virtù della ricerca di una fruizione “partecipata” del pubblico. In tal senso una grande novità è data dalla presenza di una postazione multimediale che contiene fotografie, descrizioni e filmati degli strumenti esposti, a cui il visitatore può accedere con un semplice tocco dello schermo. Egli, inoltre, può annotare le proprie riflessioni su un libro delle visite virtuale e può portare con sé memoria della mostra, richiedendo un dvd con i contributi inseriti nel totem interattivo.




Grottaglie (Ta), Palazzo De Felice
9 marzo/25 maggio

La mostra è aperta tutti i giorni dalle 09.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00. Ingresso libero.

Per maggiori informazioni
collezionespada@gmail.com www.musicafdt.altervista.org
info@museogrottaglie.it www.comune.grottaglie.ta.it
Sportello Informativo Turistico 800.54.53.33
Pro Loco – Palazzo De Felice 099.562261

mercoledì 26 marzo 2008

Nuova composizione per Tuba del M° Eros Sabbatani



Un meraviglioso contributo che
arricchisce la letteratura del bassotuba.
Un brano virtuosistico piacevole sia per
il pubblico che per gli esecutori 
(Rex Martin docente di Tuba Northwestern University di Chicago)

Inventata nel 1835 in Germania, la Tuba è uno strumento che non ha alle spalle un grande repertorio solistico. Molti sono stati i musicisti che, in questi anni, si sono misurati nella composizione di opere in stile barocco (Thomas e John Stevens).
Alla stregua di tali strumentisti, Eros Sabbatani presenta a tutti noi il suo ultimo lavoro dedito al proprio strumento.

La “Follia” (in portoghese folia equivale a “idea fissa”) è l’elemento che caratterizza l’opera. Rifacendosi all’elemento più squisitamente virtuoso che caratterizza le raccolte violinistiche dei grandi compositori del “700, il nostro insegnante di Tuba ha saputo fondere e sintetizzare con maestria il vecchio con il nuovo. Il tutto con l’aiuto del M° Alfredo Cornacchia (organista pugliese) cha ha saputo pregevolmente fondere il suono dei due strumenti “in una fantastica combinazione strumentale” (Sergio Carolino)

Quale è il motivo per il quale è stato composto questo brano?
Come Sabbatani stesso ci ha raccontato: “Durante i miei concerti con l’organo, avevo difficoltà nell’individuare un brano che potesse soddisfare e valorizzare le caratteristiche del mio strumento!
Non ci sono molte opere che possono fondere il suono caldo della Tuba con quello possente dell’organo”. Un’opera che come lui stesso ha scritto caratterizzata da “Un graduale stringendo verso il gran finale, creando un effetto a cascata!”


Rifacendosi alla XII Sonata in re minore per violino e basso continuo op. 5 di F. Corelli il “Tuba Follia” presenta un carattere severo e grave in tempo ternario e diviso in due parti di quattro battute ciascuna caratterizzata da un basso ripetuto e anch’esso variato.


Ogni variazione si preoccupa non solo di evidenziare il potenziale tematico ma di esaltare un particolare tecnico della scrittura strumentale, per cui la pagina si configura come una raccolta di virtuosismo strumentale barocco!



All’interno di queste variazioni l’opera presenta delle parti “meno mosse” in cui il virtuosismo cede il passo alla liricità della tuba e della voce; il tutto cadenzato dalla presenza costante, ma non invadente, dell’organo. Si, la voce!

Un’altra, ma non meno importante caratteristica del brano, è quella di evidenziare proprio tutte le potenzialità dello strumento grave e della voce umana (anche da parte dell’organista).
“Accordi dissonanti, clusters, suoni multifonici, staccato doppio e triplo, si fondono abilmente con virtuosismi affidati in passato a strumenti come il Violino, il Flauto ed il Violoncello”.


L’opera del M° Sabbatani è proposta nella duplice versione per organo e pianoforte: tale peculiarità consente una più accessibile esecuzione per tutti i tubisti che non possono esibirsi con un organo!
Un brano, insomma, che per utilizzare le parole di un grande virtuoso della Tuba come Oystein Baadsvik “Sarei deliziato nel suonarlo”.

L'opera "Tuba Follia" è distribuita dalla casa editrice "Esarmonia", ed è possibile acquistarla sul sito www.esarmonia.it