venerdì 28 marzo 2008

Mostra fotografica di Ciro Quaranta

Persone

C’era una volta la classe operaia, e tutto sembrava più semplice.

Più semplice da capire, perché la “classe”, con le sue presunte caratteristiche di omogeneità, con un suo ben preciso ruolo (soprattutto nell’immaginario della sinistra), semplificava il quadro delle possibili scelte e delle conseguenti prospettive: pro o contro la classe, rivoluzione versus conservazione.

L’immagine fotografica di questa non remota fase storica (come ci ricorda il mio amico Andrea Ranieri) era la fotografia di un corteo o di una piazza colma di operai che manifestano, in cui l’elemento centrale è il gruppo (la classe) piuttosto che i singoli individui. Anche con Ciro Quaranta, per tanti anni operaio egli stesso, l’operaio, l’artigiano, l’agricoltore, il pastore, il suonatore, il pescatore non sono più l’espressione di una classe e diventano persone, cioè uomini dotati di un’identità singola e personale, e quindi con una storia: la loro storia personale, la storia del contesto in cui si muovono e del tempo che vivono.

Viene voglia di interrogare e conoscere quelle persone inquadrate, anche quando non si riesce a coglierne i lineamenti.

Perché quelle persone nelle foto non sono l’appendice di un paesaggio o di una macchina, ma sempre e comunque l’elemento centrale.

Questa è l’importante occasione che Ciro Quaranta ci offre: riflettere sulle storie che le persone sono e raccontano attraverso i propri volti e la propria opera.

E sono storie ricchissime di umanità, di saperi e di abilità ad esistere. Storie antiche di millenni, come quelle degli artigiani o degli agricoltori o dei pescatori.

Storie, in altri casi, di moderne eccellenze, ovvero le storie di chi crea la straordinaria ceramica di Grottaglie, o di chi ha costruito le grandi opere metalmeccaniche della Belleli, o gli impianti eolici della Vestas, sino alle storie di chi è immerso in quelle meraviglie (di tecnologia e di relazioni) di cui è fatta l’Alenia.

Il passaggio dalla classe alla persona che Ciro Quaranta ci aiuta a fare, ci impegna intimamente su altri fronti terribilmente attuali, che ci mostrano l’altra faccia del lavoro: quella degli incidenti mortali che si ripetono in modo allucinante, quella dei rischi per la salute, quella delle retribuzioni ridicole e dei diritti calpestati della gente che lavora e lavora bene.

E ci impegna tanto più quanto le persone qui rappresentate esprimono in tante immagini forza, sicurezza, serenità. Forse perché sappiamo quanto importante e vitale sia il lavoro per la persona.

“Non so cosa sia la felicità, ma fare un lavoro che ti piace, e farlo bene, è la cosa che più si avvicina” fa dire Primo Levi all’orgoglioso operaio Faussone, protagonista del suo romanzo “La chiave a stella”. Chiunque abbia fatto bene il suo lavoro sa quanto questo sia vero.

Con questo volume il progetto ARSMAC (Arsenale Mediterraneo delle Arti Contemporanee) della Provincia testimonia in modo diretto ed esplicito il suo valore attuale, sociale e culturale, e di questo ne siamo felici.

Grazie a Ciro Quaranta per il regalo delle sue immagini. Grazie a Nicola Aurilio, Amministratore Delegato di Alenia Composite, persona che incarna in altro ruolo la stessa passione e lo stesso orgoglio di Faussone e alla cui sensibilità dobbiamo la realizzazione di questo progetto.

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